FAQ Cirrosi epatica

Non sempre l’epatite cronica sfocia in cirrosi. Ciò dipende da molti fattori, dalla carica virale e dalla reazione dell'organismo. I trattamenti medici di ultima generazione, anche se non la guariscono completamente, rallentano la sua evoluzione in cirrosi epatica. I periodici controlli servono a verificarne l'andamento ed a prevenire le complicanze, la più temibile delle quali è il cancro del fegato.

La cirrosi epatica  è lo stadio finale delle malattie infiammatorie del fegato.
A seguito di infezioni virali, di malattie metaboliche, di malattie immunitarie, l'organo tenta di ripararsi con processi di cicatrizzazione che portano alla fibrosi. Il tessuto fibrotico che si produce non è in grado di funzionare normalmente, per cui tutte le funzioni necessarie all'organismo svolte dal fegato vengono a mancare.

La perdita delle cellule epatiche, sostituite da tessuto fibrotico, fa sì che il fegato non sia più in grado di svolgere le sue funzioni. Sarà prodotta poca albumina, si formerà ascite, ci saranno problemi di coagulazione, vi sarà una ridotta capacità del fegato di eliminare sostanze tossiche, si potrà avere l'encefalopatia.
Inoltre la compressione dei vasi samguigni da parte del tessuto fibrotico formatosi porterà all'ipertensione portale, che è causa di rischio di sanguinamento dalle varici esofagee e gastriche.

La cirrosi epatica insorge dopo anni di epatite cronica. All'inizio il paziente può non presentare nessun sintomo e non accorgersi di essere malato (si parla di cirrosi epatica compensata). In caso di malattia più avanzata, predominano i sintomi dovuti alle varie complicanze quali l'ascite, l'ittero, le emorragie, l'encefalopatia epatica. Quando compaiono queste manifestazioni, si parla di cirrosi epatica scompensata.

Occorre fare continui controlli presso lo specialista Gastroenterologo  Epatologo e seguire le sue indicazioni terapeutiche di supporto, dopo che la cirrosi si è conclamata.

L'ascite è l'accumulo di liquido all'interno dell'addome. È la complicanza più frequente della cirrosi epatica e si manifesta con aumento di volume dell'addome. L'ascite si cura con il riposo a letto e con terapie mediche. In taluni casi, può essere necessario aspirare l'ascite, pungendo la parete addominale con un apposito ago.

Il sangue che giunge al fegato con la vena porta trova un ostacolo a causa della fibrosi del fegato; la pressione nella vena porta aumenta e si creano circoli collaterali, da dove è possibile avere sanguinamento.
L'ipertensione portale può essere diagnosticata con l'ecografia del fegato e con la gastroscopia, che fa vedere le varici dell'esofago e dello stomaco.

Sono vene dilatate a causa dell'ipertensione portale, che si possono rompere per l'eccessiva pressione e dare emorragia.
Per ridurre questo rischio si cerca di abbassare la pressione con l'uso di farmaci. Quando queste vene si rompono, si cerca di arrestare l'emorragia con la gastroscopia, iniettando sostanze sclerosanti o legando le vene con elastici di gomma.

Se il fegato non può più disintossicare l'organismo, le sostanze tossiche arrivano al cervello e si manifestano disturbi come l'agitazione psicomotoria, la confusione mentale, i tremori, la sonnolenza, fino ad arrivare al coma.
Poiché molte delle sostanze tossiche vengono prodotte dal metabolismo delle proteine ad opera dei batteri presenti nell'intestino, la terapia della encefalopatia è basata sulla dieta povera di proteine e su farmaci che tengano pulito l'intestino (lassativi e antibiotici intestinali).

La cirrosi epatica  è una malattia cronica che non guarisce. Essa consente anche lunghe sopravvivenze, con una buona qualità di vita, purchè le varie complicanze della malattia vengano prevenute e controllate in modo opportuno. La terapia risolutiva della cirrosi è il trapianto epatico. Questo va programmato ed effettuato al momento giusto.

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